“Santa Liberata, santa Liberata, fa’ che sia bella l’uscita comme fuje bbella l’entrata”. Così i napoletani invocavano Santa Liberata, protettrice del parto dolce. Mentre a San Pasquale Baylon, protettore delle donne, così si rivolgevano le giovani fanciulle: “Mannammillo ‘nu marito, bellillo e piccerillo e cu 'e denare 'int'o vurzillo”. Ma Napoli, dopo San Gennaro, ha altri 52 co-protettori. Con queste sfiziose curiosità, Amedeo Colella ha chiuso in bellezza “Metti una sera”, organizzata da “Culture e Letture”.
Lo scrittore e comico napoletano ha presentato il suo ultimo libro “Quiz per l’esame di napoletanità” nei “Giardini Angela Merici”, presso l’ex Istituto delle Orsoline, davanti al pubblico delle grandi occasioni. Il piatto forte è stato quello su San Gennaro, nato a Benevento e decapitato a Pozzuoli nel 305 d.C. Il suo culto prese piede sotto gli Angioini, ma dopo la Rivoluzione Napoletana del 1799, i Borboni provarono a sostituirlo col portoghese Sant’Antonio da Padova e scoppiò la rivolta.
Il santo è pregato perché scacci le calamità e tenga a bada soprattutto il Vesuvio. Però viene tirato in ballo anche per motivi calcistici. “Quando ci fu -racconta Colella- il primo derby Napoli-Benevento, i tifosi sanniti si presentarono al San Paolo con questo striscione geniale: “San Genna', arricuordate a cchi si' figlio”. Nella partita di ritorno, i napoletani non furono da meno, con questa frase azzeccata: “San Genna', 'e figli so’ ‘e chi s’'e ccresce”. Ma San Gennaro deve pensare al Vesuvio, a riposo dal 1944, non al pallone”.
La carrellata dei co-protettori comprende, tra gli altri, Sant’Emiddio, che protegge dai terremoti, Santa Irene dai fulmini, Santa Candida, malattie corporali, San Gaetano, epidemie e pestilenze, Sant’Anna e Santa Patrizia, gravidanze e parti, San Raffaele per le single. “Il 24 ottobre -precisa- alcune donne si recano a Materdei a baciare il pesce, che sta in mano a San Raffaele. Poi c’è Sant’Aspreno per il mal di capo. C’è un foro nella sua chiesa, dove molti vanno a mettere la testa. Si racconta che Helmut Bayer, titolare della nota casa farmaceutica, per l’aspirina abbia preso spunto da lui”.
La narrazione di Colella è scoppiettante, naviga in un mare di aneddoti e leggende, pesca nella storia fatti popolari, porta a galla le filastrocche delle nostre nonne, colorando tutto con un sorriso. Parla anche di Sofia Loren, contrabbandiera di sigarette nel film “Ieri Oggi e Domani”. “Quale messaggio davamo ai giovani -fa notare Colella- che ammiravano la grande attrice, che è spettacolare anche oggi, che ha 90 anni. Per non parlare delle strane canzoncine che ascoltavamo, tese ad impaurirci”.
La rassegna “Metti una sera” , giunta alla quinta edizione, è stata una bella vetrina di narrativa e poesia. “Ci siamo nutriti di bellezza- sottolineano soddisfatti gli organizzatori Elide Apice ed Enrico Cavallo- abbiamo riscoperto un’autrice dimenticata, avvicinato alcuni giovani alla lettura. Ringraziamo don Marco Capaldo per l’ospitalità”. A Colella sono stati regalati, tra l’altro, un acquerello di Rossana Carturan, un burattino a forma di strega di Alessandra Verusio. Lo scrittore ha ringraziato con altre chicche, come un bis.
Gli insulti, spesso, avvengono in latino e in greco. C’è, ad esempio, ’nzallanuto, che deriva da selene, cioè luna. Molte locuzioni vengono dal “mare”, come “scuorfano”, per dire uomo brutto, "purpo", per femmina brutta, e "piscetiello 'e cannuccia" per persona stupida. “Il napoletano -conclude Colella- è un dialetto che si è fatto lingua. Ho lasciato il lavoro di ricercatore all’università per coltivare questa mia passione. Il mio programma su Canale 21 è molto seguito. Stefano De Martino mi adora. Potrei approdare alla Rai”.
|