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La musica dei Fujenti e degli Osso Sacro tra Janare e Madonne - Il canto dolente di Cesare Basile sulla Palestina a San Modesto
 

sab 16-11-2024 17:07 n.527, a.e.

La musica dei Fujenti e degli Osso Sacro tra Janare e Madonne

Il canto dolente di Cesare Basile sulla Palestina a San Modesto


Le parole si sciolgono in preghiere per avere sempre una terra fertile, per allontanare gli spiriti maligni. Su questo sentiero s’incamminano i Fujenti, un gruppo musicale nato tre anni fa tra Irpinia e Sannio. “Abbiamo ripreso -spiega Alberto Tedesco- i canti arcaici della tradizione contadina, presente nella valle che da Benevento va verso la Puglia attraverso l’area del Miscano”. Con questa coraggiosa e preziosa ricerca hanno aperto la rassegna “Retroterre” nell’Auditorium della Spina Verde al Rione Libertà.

Il ritmo delle canzoni è danzante, fa rivivere filastrocche e novene natalizie, che confortavano la dura vita del mondo agricolo. Con la speranza sempre all’orizzonte. Risentiamo quelle invocazioni, che in ogni famiglia si elevavano a santi e madonne. “Santissima Trinità non ci abbandonare, alla calata del sole, passa ogni male, passa ogni dolore. Madonna senza macchia, salvatrice nosta, veglia ‘ncoppa a sta terra tosta”. I musicisti pescano a piene mani anche nella leggenda delle streghe e delle janare.

Con Alberto Tedesco, voce e chitarra, suonano Lorenzo Cirocco alla fisarmonica, Carlo Corso alla batteria, Errore Patrevita ai tamburi, Luca Iorio al contrabbasso. Il concerto, organizzato da Eskimo, vola nella mitologia con gli Osso Sacro, che si muovono molto nel profano, sulle tracce di Demetra che cerca Persefone. La loro esibizione ruota intorno a “Urla dal confine”. “Le “Retroterre” -osserva Vittorio Zollo- sono ai margini, subiscono le zone costiere. Stasera faremo un viaggio da San Modesto alla Palestina”.

Il loro grido scuote le radici e guarda al mondo. Mira a scardinare credenze sbagliate, somiglia a quello di una “mamma addolorata”, costretta a portare ad abortire la figlia. Gli Osso Sacro cantano di donne inconsolabili e di infelici monarche, delle sette madonne vergini della Campania. Il gruppo, che si distingue per la sua forza vibrante e che ha vinto diversi premi, è composto da Vittorio Zollo, voce, dai fratelli Carlo e Corrado Ciervo, piano e chitarra,  Carlo Corso alla batteria  e Pino Tomaciello alle percussioni.

La voce di Cesare Basile, che chiude il concerto, ci riporta nel cuore del dramma palestinese. Il cantautore siciliano esegue i brani del suo ultimo album “Saracena”, mentre sullo schermo scorrono immagini in bianco e nero di case distrutte, donne disperate, bambini impauriti. “I musicisti -sottolinea- devono prendere posizione, devono occuparsi del loro tempo. Ho pensato che era giusto denunciare la “spartenza”, la separazione violenta di tante famiglie dalla loro terra”.

Sulla copertina del disco è raffigurato un ulivo. L’originalità della sua musica sta anche nell’uso di strumenti artigianali, costruiti a volte con materiali di fortuna, come i barconi e le zattere che salvano i migranti. Il cantautore, che ha vinto due Premi Tenco, è accompagnato da Marco Giambrone alla chitarra e da Massimo Ferrarotto alle percussioni. Il suo canto dolente, frammisto a suoni e rumori di ferro e d’acciaio, si fa più popolare e corale grazie alla lingua siciliana.





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