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Quel Natale incantevole e maledetto tra Napoli e Casalbore - Il romanzo "ribelle" di Isabella Pedicini sulle feste comandate
 

gio 20-02-2025 10:01 n.563, di Antonio Esposito

Quel Natale incantevole e maledetto tra Napoli e Casalbore

Il romanzo "ribelle" di Isabella Pedicini sulle feste comandate


“Il mondo è così, lo abito nelle sue dinamiche, ma molto spesso oppongo resistenza con l’immaginazione e l’ironia per non restarne travolta ed essere fedele alla mia anima”. Così la pensa la protagonista del libro “Maledette Feste” di Isabella Pedicini, pubblicato con Fazi Editrore. Ma il Natale no, va celebrato come la famiglia comanda. E’ come il Festival di Sanremo, va onorato con spumeggiante felicità. Però, gli esseri umani sono fragili e possono incorrere nel più imprevedibile scompiglio.

Al centro del romanzo c’è Agata, che vive a Napoli dove lavora, ha due figli e ogni anno trascorre la vacanze  nel paese d’origine della mamma. I paesaggi sono diversi. Nella grande città le stagioni sono scandite dagli addobbi della cartoleria del suo quartiere. Mentre nella casa dei nonni domina la natura con i suoi colori. Il confronto è descritto con tocco poetico. La famiglia, con la madre in testa, pensa di riunire tutti i parenti, anche quelli che non si vedono da tempo. Grande è la voglia di una bella rimpatriata.

L’atmosfera natalizia travolge bambini ed adulti. Agata rivede la cameretta della sua infanzia, dove ha vissuto anni spensierati. Tutto incantevole,  ma vorrebbe ribellarsi a questa “smania collettiva”, alle convenzioni opprimenti delle feste comandate. Sogna “un estremo atto di disobbedienza alle imposizioni delle festività”, cerca una “possibilità, un bonus, una carta di libertà”, che la dispensino  “dai banchetti infiniti e dalle visite”. La riflessione è ironica e dissacrante. Il ritmo narrativo è incalzante.

“Questo è il mio primo romanzo -dice Pedicini- i personaggi sono inventati, ma il contesto è comune a tante famiglie. Il paese è Casalbore. Io non contesto la festa, ma tutto il corredo intorno. Festeggiamo, ma cerchiamo di stare bene, senza farci prendere da ansie ed angosce, dai regali obbligati e dalle esagerazioni. Il Natale mi è servito per raccontare le relazioni tra le persone, tra famiglie organizzate come scacchiere, dove basta un fatto inatteso, perché tutto crolli e si disperda la solidarietà dei giorni comuni”.

Quando sta per arrivare il grande giorno, la madre, per uno strano episodio, si ritrova ad essere la “Smemorata del Natale”. Il dottore ha detto che soffre di “asimbolia”. Che fare? Chi preparerà la cena della vigilia? La famiglia si rimbocca le maniche, alla ricerca di oggetti, di racconti, momenti natalizi, che possano risvegliare nella donna il ricordo della Nascita di Gesù. Tutti parlano di Babbo Natale, di Befana, di panettoni,  pandori, struffoli. A chi tocca cucinare? Proprio ad Agata, che odia tanto farlo.

La scrittrice costruisce con scioltezza il racconto, come un concerto armonico. Quando i parenti scoprono  che la madre non ricorda cosa sia il Natale, decidono di andare via. La vicenda diventa commedia. Il palcoscenico è eduardiano. La soluzione verrà a galla intorno ad un tavolino di una pasticceria di Napoli. Non manca un filo di romanticismo. “L’infanzia -scrive Pedicini- dura finché si crede all’esistenza di Babbo Natale. Quando si scopre che è pura invenzione, capiamo quanto è stata meravigliosa quella bugia”.

(Nella foto l'autrice al Caffè Letterario "Il Funambolo" con Emi Martignetti)

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