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Direttore Antonio Esposito

Il violino di Uto Ughi come un usignolo tra Vivaldi e Paganini - "Tenetevi stretti il direttore e l'Orchestra del Conservatorio"
 

dom 23-02-2025 19:31 n.565, a.e.

Il violino di Uto Ughi come un usignolo tra Vivaldi e Paganini

"Tenetevi stretti il direttore e l'Orchestra del Conservatorio"


La partenza del concerto è frizzantina e salterina. Aprono i venti musicisti dell’Orchestra del Conservatorio “Nicola Sala”, diretti dal maestro Maurizio Petrolo, con le allegre note del Palladio di Jenkins. Ma la star della serata è il violinista Uto Ughi, ospite  della Stagione Artistica, promossa dall’Accademia di Santa Sofia. Il Teatro Comunale è tutto per lui ed è gremito fino al loggione. Il primo brano porta la firma di Bach. Si tratta del Concerto in la minore, per violino, archi e cembalo. La sinfonia è avvolgente e fluente.

L’artista, fresco ottantenne, annuncia un cambio di programma. “Dal capolavoro di Vivaldi , le Quattro Stagioni -comunica- eseguirò Il Favorito, che è un Adagio in mi minore. Questa è la sua opera più popolare, che Vivaldi compose dopo una passeggiata in campagna. Portava con sé un quaderno, dove annotava le sensazioni che la natura gli ispirava. Vivaldi era un prete e qualche volta aveva un raptus creativo, si dimenticava della messa e andava in sacrestia a comporre. Per questo fu sospeso a divinis”.

Le note del violino si diffondono come un’onda leggera, un trillo sottile, a volte sembrano intonare un canto, una preghiera, a volte somigliano al verso di un usignolo. Il maestro Ughi ricama con le mani i suoni e le voci naturali. La musica diventa più vivace e trottante col Preludio e allegro nello stile di Pugnani. Il direttore e l’orchestra sfoggiano padronanza e armonica intesa. “Un direttore così bravo -rileva Ughi- tenetevelo stretto. Da questa orchestra possono venire cose bellissime”.

Gli applausi scroscianti del pubblico ottengono il regalo di una preziosa sonata, introdotta da una breve spiegazione. “Nel 1700, l’Italia -ricorda il maestro- ebbe grandi compositori e solisti. Tra questi spicca Paganini, che ha portato il violino a vette virtuosistiche inimmaginabili. Quando compose i 24 Capricci, aveva appena 16 anni. Vi farò sentire la metà del ventiquattresimo”.  Con questo brano smagliante si chiude un concerto ricco di emozioni, dimostrando nei fatti le cose dette dal direttore del Conservatorio.

“Siamo immersi -ha sottolineato Giuseppe Ilario nella pillola culturale- nella rivoluzione tecnologica, caratterizzata dall'Intelligenza Artificiale. Ma la musica è vita, emozione, identità, che nessun algoritmo potrà mai sostituire. Non possiamo assuefarci  a questo fenomeno. L’Intelligenza Artificiale è importante, ma non potrà mai creare quella connessione sentimentale che ci serve per vivere. Nessun robot può prendere il posto di un pianista. La magia della musica sta nelle mani dell’uomo”.



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