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L'attrice Anna Foglietta nei panni di Miriam Levi ad Auschwitz - "La sua storia ci fa riflettere sui morti innocenti di Gaza"
 

ven 27-06-2025 16:21 n.617, a.e.

L'attrice Anna Foglietta nei panni di Miriam Levi ad Auschwitz

"La sua storia ci fa riflettere sui morti innocenti di Gaza"


Le parole lievi di Anna Foglietta s’intrecciano con le immagini dolenti che scorrono sullo sfondo. L’attrice arriva sul palcoscenico e subito si presenta. “Mi chiamo Miriam Levi, sono nata a Torino il 14 giugno 1925.Quando mi hanno portata via, in casa eravamo in cinque. Mio padre aveva una bella libreria, mia madre cuciva di notte con una piccola lampada. Volevo fare l’insegnante. La mia maestra mi diceva che la conoscenza è come il pane, bisogna dividerla. Non ho fatto in tempo”.

La storia della ragazza ebrea si snoda nel monologo “Io non torno a casa - Auschwitz, 80 anni dopo”, andato in scena in Piazza Roma per il Festival del Cinema e della Televisione di Benevento. Il testo e la regia della spettacolo, prodotto insieme all’Università del Sannio, portano la firma del direttore Antonio Frascadore. Nei panni della protagonista c’è Anna Foglietta, che fa rivivere con dolcezza e profondità la prigionia e i sogni di Miriam Levi, deportata nel campo di concentramento di Auschwitz.

I soldati la vennero a prendere una fredda mattina qualsiasi. Con la sua famiglia ed altri vicini furono fatti salire su un camion, niente valigia, solo un maglione. “Ci caricarono sul vagone di un treno, che stava sul  Binario 21, che si trovava sottoterra -racconta Miriam- eravamo almeno 80 persone. Siamo partiti e non ho più sentito l’Italia. Nel campo siamo arrivati al buio, mi hanno divisa da mia madre, che non ho più rivista. Con me c’era Noemi, conosceva Dante a memoria e ripeteva: “Qui piove il dolore”.

L’attrice accompagna i momenti più struggenti col corpo e con le mani, col giusto timbro di voce, a volte gridando, a volte sussurrando. Quando Miriam si rende conto che non c’è speranza di salvarsi, vuole solo che il mondo non dimentichi. “Non volevo morire così giovane, come un animale -esclama- sognavo di tornare a casa, di entrare in cucina, sentire il profumo del pane. Non ce l’ho fatta. Avevo poco più di trent’anni. Sono morta il 25 gennaio 1945. Pochi giorni prima della Liberazione di Auschwitz”.

Il nome di Miriam Levi sta tra quelli che vengono letti nelle scuole, nelle pietre d’inciampo, nel Museo della Memoria di Torino. “Questa storia -rileva Foglietta- parla in ricordo di chi non ha più potuto raccontare, ci invita a riflettere sul male di oggi, sui bambini che muoiono di fame a Gaza, nell’indifferenza del mondo. Lasciatemi esprimere la mia solidarietà al popolo palestinese. Chi ricorderà questi morti? Quel sangue ci appartiene. Si trovi una strada. Per poter dire. “Io non ho vissuto solo per me, ma per tutti”.







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