|  Gli Egizi invocano la Sacra Iside per la vittoria. Quando comincia l’Aida di Giuseppe Verdi al Teatro Romano per la stagione lirica, il pensiero va subito a quella dea tanto adorata a Benevento in epoca romana. Siamo nel palazzo del faraone. Qui c’è Aida, la schiava etiope da poco catturata dagli egiziani. Arriva il guerriero Radames, che si è innamorato di lei, suscitando la feroce gelosia di Amneris, la sua promessa sposa. Con la chiara rivalità tra le due donne prende le mosse la grande opera verdiana.
“Celeste Aida, forma divina- canta Micael Spadaccini, nei panni di Radames- tu di mia vita sei lo splendor”. Il suo sentimento è struggente e il tenore italo-belga ha la voce calda. Ma c’è la patria che chiama e Radames deve combattere contro gli etiopi, il popolo della sua amata. La guerra non guarda in faccia al cuore. Si combatte senza pietà, si fanno prigionieri e tra questi anche Amonasro, re etiope e padre di Aida. La figlia del faraone, Amneris, vuole spezzare ad ogni costo l’amore di Radames per Aida.
L’opera è divisa in quattro atti. Dirige Leonardo Quadrini , con la regia di Alessio Rizzitiello. Cantano Agostino Subacchi (padre di Amneris), Diana Bucur (Aida), Mariangela Zito (Amneris), Micael Spadaccini (Radames), Luca Gallo ( Ramfis, capo dei sacerdoti), Laurent Kubla (Amonasro), Maura Minicozzi (Sacerdotessa) e Silvano Paolillo (Un messaggero). Suona l’Orchestra della Campania, con i Cori di Bitonto e di Benevento, diretto da Mina Minichiello, danza il Corpo di ballo di Saveria Cotroneo.
Quando i due amanti vengono scoperti, vorrebbero fuggire. “Una novella patria al nostro amor si schiude”. Ma non c’è più tempo, perché Radames ha rivelato i piani segreti ai nemici e li ha fatti fuggire. E’ un traditore e deve morire. Aida, interpretata con dolce intensità dal soprano rumeno Bucur, sceglie di morire con lui. “O Patria mia- canta disperata- mai più ti rivedrò”. Mentre Amneris si tormenta, perché non è riuscita a fermare i sacerdoti. Saranno sepolti vivi insieme sotto “la fatal pietra”.
L’allestimento è snello, la coreografia è sciolta, il racconto è scorrevole. I cantanti e i musicisti navigano placidamente in armonia, sotto la guida sicura di Quadrini. “Questa rassegna -sottolineano i direttori Giacomo Franzese e Ferdinando Creta- ci consente di continuare una tradizione. Siamo riusciti ad organizzarla grazie alla Regione Campania”. La guerra è rappresentata dalla famosa “Marcia Trionfale”, ma a vincere è l’amore, come miglior sentimento per costruire la pace tra i popoli.



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