|  “Il mio è un monologo, teatro, cabaret? Non lo so. Sono solo uno che parla. Sono nato a San Giorgio a Cremano. Faccio il comico, cioè faccio 'o strunz per far ridere. Questa è la maledizione del comico. Per fortuna che lo faccio a Napoli, dove la comicità si può cogliere per strada e nei bar”. Con queste parole Paolo Caiazzo presenta lo spettacolo “Terroni si nasce…ed io modestamente lo nacqui” al Teatro San Marco di Benevento per “Artelesia Social Film Festival”, sulla scia di un arguto motto di Totò.
Il suo obiettivo è subito chiaro: fustigare i meridionali, pungolarli per spingerli a correggere i difetti e a valorizzare i pregi. Perché il Sud e Terronia possono scrivere una più bella storia. Ma devono abbandonare certi atteggiamenti strafottenti. “Dobbiamo eliminare dalla nostra mente -scherza Caiazzo- due pensieri filosofici, che spesso ripetiamo, che sono: “Che tengo a vverè?” e “Qual è ‘o problema?”. Con andamento sobrio, mai trash, ironizza su vizi e virtù, tra “’Na canzuncella doce doce” e “’Na tazzulella ‘e cafè”.
Qualche battuta arriva anche dalla sua esperienza personale in ospedale. Da “comico vittima di comicità”. “Quando fui ricoverato -racconta - per un ernia cervicale, mi trovavo a letto, tutto imbacuccato tra le flebo, un infermiere mi riconobbe e si rivolse a me con queste parole: “Voi non avete idea che piacere che ho che state qua”. Se mi potevo muovere, gli avrei tirato qualcosa in faccia”. Dalla risata alla denuncia. I medici sono pochi e sotto stress, per carenza di fondi alla sanità, impegnati “per comprare le armi”.
Con l’attore vivacizzano lo spettacolo Emidio Ausiello alle percussioni, Franco Ponzo alla chitarra, Luigi Belati alla fisarmonica e Roberto Giangrande al contrabbasso. Per celebrare l’orgoglio terrone si viaggia tra le note di Pino Daniele, Peppino Di Capri, Domenico Modugno. La gag più sfiziosa è quella sul viagra. L’attore prende il foglio illustrativo e legge gli effetti indesiderati della pillola blu. Coinvolgendo il pubblico, che risponde con scroscianti applausi. Il momento clou è il confronto tra le generazioni.
“I nostri figli -punzecchia- sono più svegli di noi, sono loro che ci fanno crescere. Siamo noi in pericolo, non loro. La differenza sta nell’uso del telefonino. Noi siamo fermi a Facebook, che spesso ci serve per tenere sotto controllo amici e parenti. Loro, invece, stanno su Instagram e Tik Tok”. Per chiudere in bellezza Caiazzo torna al personaggio di Tonino Cardamone, che lo rese famoso al grande pubblico. “Lo sapete -conclude- anche un bambino ha un debito di 50 mila euro? Per questo nasce con la mano sulla fronte”.

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