|  “Se l’attore ci mette l’anima, il cinema diventa uno strumento che scalda i nostri cuori”. Questo il succo dell’intervista - spettacolo con Riccardo Scamarcio, che ha chiuso il “Social Film Festival" di Benevento, dedicato quest’anno alle “Emozioni”. La conversazione, condotta con sobrietà da Antonio Di Fede, si è svolta nel Teatro Comunale, ha regalato davvero interessanti spunti di riflessione sul ruolo del cinema, sul mestiere dell’attore, sulle tragedie del mondo contemporaneo.
“Quando avevo dieci- racconta Scamarcio- vidi mio nonno piangere dopo aver visto in tv il film “The Elephant Man” di David Lynch. Parlava di un uomo deforme, maltrattato da tutti, che destava compassione, un sentimento che dovremmo intercettare tutti di questi tempi. L’educazione alla sensibilità è importante. Non se ne può più di questa semplificazione: questo è fascista, questo comunista, questo è di sinistra, quello è di destra. Qua muoiono bambini come mosche. Che cazzo c’entrano la destra e la sinistra?”.
Il giovane Scamarcio era molto curioso, voleva capire dove andava il mondo, bighellonava nella sua Andria, era irrequieto e non voleva studiare. “Mi trovavo in un delirio totale -racconta- ero completamente pazzo, quando un mio amico mi disse: “Riccardo, tu devi fare l’attore”. C’era una compagnia locale che mi prese a recitare. Capii che il palcoscenico era per me. Mi diplomai al Cattaneo di Benevento. Quando dissi alla docente di italiano che volevo fare l’attore, esclamò: “Ma mi faccia il piacere!”.
Il successo arrivò con “Tre metri sopra il cielo”. La splendida carriera lo proietta rapidamente tra le star del cinema. “Tutto è capitato molto in fretta -confessa- ora sono decrepito, non ce la faccio più, vorrei stare sul divano col telecomando in mano. La formazione al Centro Sperimentale di Cinematografia è stata fondamentale. Gli attori non si esibiscono, si presentano “nudi con i vestiti”, perché conta la trasparenza dell’animo”. Sfizioso e divertente il racconto degli incontri con Michele Placido e Jonny Depp.
Tra i suoi film più recenti ricordiamo “L’Ombra di Caravaggio”. "Il grande pittore- rileva Scamarcio- dipingeva santi, madonne e vergini coi volti dei reietti, dei poveri, dei barboni, perché avevano uno sguardo più profondo. Penso che le scuole di teatro non devono essere a pagamento, perché la materia umana, i talenti si trovano nella parte più povera della società, dove i ragazzi hanno un’energia e una vitalità che la borghesia non ha”.
Per l'attore c'è il premio del Social Film Festival, consegnato dall'assessore alla cultura, Antonella Tartaglia Polcini. La conversazone è impreziosita da due balletti e suggellata dalle parole di Sharon Ricucci. “Il cinema -recita la giovane attrice- è una sceneggiatura aperta, perché, come diceva Zavattini, esistere è anche essere raccontati”.
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