|  L’Opera Squallid Orchestra di Benevento fa rivivere il mondo goliardico e ruspante degli Squallor, con un concerto travolgente, davanti al foltissimo pubblico del Cinema Teatro San Marco. L’evento è organizzato dall’Accademia delle Opere, presieduta da Francesco Tuzio, che ci tiene a precisare che ogni sua produzione parte sempre da Benevento. Si celebra il taglio del nastro per sottolineare il ritorno di un gruppo di musicisti beneventani, che riprendono a suonare insieme dopo alcuni anni.
Il viaggio musicale è introdotto da Ganluca Mazza, neolaureato proprio con una tesi sugli Squallor, Ciro Castaldo, autore del libro “Fango”, dedicato a quel “fenomeno” di fine anni settanta, da Luigi Ottaiano, titolare della cattedra della Canzone Classica Napoletana al Conservatorio di Benevento. Suonano e cantano, Francesco Mandato, Marco Pietrantonio, Paolo Parrella, Peppe Timbro, Fabiano Fasoli, Antonello Rapuano, Vincenzo Saettta, Giuseppe Telaro. Special guest e direttore artistico Gennaro Del Piano.
Ma chi erano questi Squallor? Si tratta di Giancarlo Bigazzi, Daniele Pace, Totò Savio e Alfredo Cerruti, che tra l’altro hanno scritto canzoni come “Cuore Matto”, “Rosse Rosse, “Se Bruciasse la città”. Il loro nome, però, è legato anche all’avventura musicale, che li portò alla ribalta per il linguaggio dissacrante e provocatorio, che rompeva tabù e tradizioni. “Dopo i Beatles -annunciava Cerruti- i Pink Floid e Orietta Berti, ecco gli Squallor”. Si comincia con "Cornutone”, che è già tutto un programma.
Le canzoni si stagliano su quadri di incontri amorosi che fanno da sfondo. Le parole inanellano “culi che passano”, cazzi come “tori nelle mutande”, una carrellata di vaffanculo a chi vorrebbe far soffrire per amore. A volte l’avvio sembra romantico, come in “’O tiempo se ne va”, che inizia con “Sta luna pare ‘na scorza e limone” e finisce con “T’o ronco ‘stu bastone sott’a luna puttana comm’a tte”. Il brano, del resto, è tratto dall’album “Arrapaho”. Ogni tanto spunta una massima filosofica di Del Piano.
Quel “fenomeno di successo” fu censurato. Questo concerto è stata una vera scoperta per una parte del pubblico presente. Per tanti altri è stato un tuffo nella gioventù. I musicisti hanno sfoggiato una perfetta intesa. Il pubblico ha cantato spesso insieme a loro. Atmosfera calda soprattutto con “O ricuttaro ‘nnammurato”, “E ‘a murì Carmela”, “A chi lo do stasera”, “’O camionista” e “Telefona a ‘stu cazzo”. Il concerto si è chiuso tra continui applausi. “Domani -ha salutato Del Piano- jateve a cunfessà”.


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