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La grande anima di Ron tra "Una cittā per cantare" e Lucio Dalla - "La canzone "Piazza Grande" č arrivata dal silenzio e dal mare"
 

sab 01-11-2025 17:33 n.663, a.e.

La grande anima di Ron tra "Una cittā per cantare" e Lucio Dalla

"La canzone "Piazza Grande" č arrivata dal silenzio e dal mare"


Il cantautore Ron immagina che un giorno “il mondo avrà una grande anima” e che gli amori veri non hanno bisogno di parole. Il suo viaggio musicale si snoda raffinato e leggero nel Teatro Comunale di Benevento, inaugurando in grande stile la Stagione Artistica dell’Accademia di Santa Sofia, organizzata insieme all’Università del Sannio e al Conservatorio. “Questo teatro è davvero particolare -esordisce- e voi siete bravi, per come avete ascoltato chi ha parlato prima in modo così chiaro”.

Nell’atmosfera sospesa si stagliano subito le note di “Una città per cantare”, una delle sue canzoni più popolari. Ma il cantautore vuole dare subito un messaggio per il nostro tempo. Canta “La pace”. “Pensando al mondo in cui siamo -dice- io ho un po’ di paura ce l’ho. Dobbiamo spingere chi decide verso il bene”. “Fiorirà, fiorirà, crescerà la pace che ci avvolge, si alzerà su tutti noi con ali grandi”. La musica lo porta naturalmente all’amico fraterno, Lucio Dalla, e a “Cosa sarà”, che apriva il tour “Banana Republic”.

Per un bel pezzo il concerto è un dialogo col cantautore bolognese. Ci sono canzoni che nascono dal silenzio, dal mare, di notte o al mattino, come “Piazza Grande. “Stavamo andando insieme in Sicilia -racconta Ron- tutti dormivano, quando presi la chitarra e provai i primi accordi di quella canzone. Lucio si svegliò colpito da quel ritmo. Era la prima volta che scrivevo un testo”. I ricordi sono tanti. Non sempre belli. Come quella volta che “Non abbiam bisogno di parole” fu ritenuta una canzonetta.

“Per me -afferma il cantante- ogni sera le canzoni sembrano nuove. L’amore vince sempre sul dolore e sulle incomprensioni”. Seguono due testi impegnativi come “Il gigante e la bambina” e "Joe temerario”. Il concerto sinfonico è impreziosito da  Giuseppe Tassoni al piano, Roberto Di Virgilio alle chitarre, Pierpaolo Giandomenico al basso e contrabbasso, Stefania Tasca, voce, cori e percussioni. Il folto pubblico si lascia trasportare dalle note e dalle parole, partecipa con scroscianti applausi e boati di giubilo.

Le canzoni di Ron sono davvero poesie e messaggi in bottiglia. Prima del concerto, il rettore Gerardo Canfora spiega che la vera arte “rende visibile l’invisibile”, e che le macchine non ci devono spaventare, sono strumenti nuovi per raccontare chi siamo. Il saluto finale è affidato a “Vorrei incontrarti tra cent’anni”. Il cantautore sogna di rivedere il suo amore. Sarebbe bello per tutti. “Ritroverò i tuoi occhi neri, tra milioni di occhi neri… come un gabbiamo volerò, sarò felice in mezzo al vento”.



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