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Direttore Antonio Esposito

Dialogo dissacrante sull'amore al Teatro Mulino Pacifico - "Quante margherite distrutte, quante ansie, quanto stress"
 

ven 14-07-2023 16:14 n.347, a.e.

Dialogo dissacrante sull'amore al Teatro Mulino Pacifico

"Quante margherite distrutte, quante ansie, quanto stress"


Quando gli attori hanno chiesto alla platea quante coppie presenti fossero felici, si sono alzate solo poche mani. Con questa domanda graffiante e provocatoria è cominciato lo spettacolo teatrale “Mine - Conferenza stanca sul Melodramma Amoroso”, portato in scena dalla compagnia casertana “Vulìe” al Mulino Pacifico di Benevento per la rassegna “Oltre il giardino”. Il confronto col pubblico sulla “scottante” tematica è stato condotto con spigliatezza sarcastica da Michele Brasilio e Marina Cioppa.

Non è vero che l’amore fa bene, anzi può nuocere gravemente alla salute. Non solo, ma può danneggiare anche la natura. Il ragionamento incalzante dei protagonisti ha mirato dritto allo scopo, capovolgendo vecchi stereotipi, ribaltando messaggi pubblicitari che hanno “addormentato” il popolo. Pensate a quante margherite sono state “uccise”, staccandone i petali declamando il ritornello “m’ama non m’ama”. Un vero olocausto. Per questo gridiamo: “Non cogliere la margherita”.

La conferenza semina davvero molte mine sulle nostre certezze. Gli attori vestono i panni di Gabriele Rossi, presentatore televisivo, e di Benedetta Vizzicari, dottoressa in cose sessuali. La pubblicità ci stordisce. Hanno sottratto ai poeti tante frasi d’amore per scriverle sui bigliettini contenuti nei baci Perugina. Se lo sapesse Leopardi, si girerebbe nella tomba. Lo Stato dovrebbe tassare i preservativi. Amare non conviene, perché provoca stress ed ansie. La cosa più bella è mangiare.

Per scardinare le antiche credenze si potrebbe fondare il Partito Riformista Sessuale. L’idea viene lanciata sulle note di “El Pueblo Unido Jamàs Serà Vencido” degli Inti Illimani. Il matrimonio è ormai obsoleto. Quello che ci rende uguali e liberi è solo il non amare. Solo così si può evitare l’inutile dramma dell’amore. Il dissacrante dialogo degli attori è accompagnato da sincroniche gestualità. Sulla filosofia di fondo dell’amore come “tragedia annunciata”, sembra spuntare alla fine un momento di dolcezza, con “Quando vien la sera” di Joe Sentieri, che canta “Son qua, son qua, solo per te. Stiamo vicinissimi”.

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