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Amori, tormenti e tradimenti da Saffo a Maria Maddalena - Il regista Torzillo: "Non sempre amando siamo ricambiati"
 

dom 17-12-2023 16:22 n.395, a.e.

Amori, tormenti e tradimenti da Saffo a Maria Maddalena

Il regista Torzillo: "Non sempre amando siamo ricambiati"


Le anime s’incontrano nell’oltretomba. Cercano amore. Clitennestra si rivolge alla corte. Vuole essere ascoltata. Racconta perché ha ucciso suo marito Agamennone. Poi c’è Faone che si arrampica su una scala e spiega il suo sentimento per la poetessa Saffo di Lesbo. Nella nebbia eterna appare Maria Maddalena, che porta una croce. Clitennestra osserva che “gli uomini non sono fatti per scaldarsi le mani alle fiamme di unico focolare”. Maddalena  ammette: “Non facciamo altro che cambiare schiavitù”.

L’atmosfera di “Fuochi”, lo spettacolo portato in scena al Mulino Pacifico con la regia di Enrico Torzillo, è avvolgente. Gli attori Paolo Madonna, Vincenzo Palladio e Maria Grazia Trombino, si muovono nel pubblico, cercano un dialogo, un’ancora di salvezza nelle tenebre. Vogliono far conoscere la loro verità come personaggi pirandelliani. Il teatro è sperimentale, punta sul movimento, rende plastico l’eterno conflitto tra ragione e sentimento. Gli amori squadernati portano tutti il segno del tradimento.

Le storie s’intrecciano, sono cucite col filo del tormento. La performance è tratta da un testo di Marguerite Yourcenar ed Enrico Torzillo, giovanissimo attore e regista teatrale, riesce a dare ai protagonisti la giusta agilità e corporeità. Clitemnestra, Maria Maddalena e Faone, pur così lontani nel tempo, si parlano accoratamente, ma con scioltezza. L’amante di Saffo, suonando una trombetta, è costretto a riconoscere che alla poetessa “soltanto il corpo delle fanciulle era abbastanza morbido, dolce, fluido”.

La recitazione è impreziosita dalla musica, che apporta un pizzico di ironia e di leggerezza alle voci tragiche, che tagliano l’aria lugubre e misteriosa della scenografia. Qualcuno agita barchette a vela. Si canta. Maria Maddalena, passata dall’amore di Giovanni a quello per Gesù, è affitta dalla nomea di peccatrice, pur avendo “lavato i piatti dell’ultima Cena”. “Dio -confesserà- ha distrutto la mia bellezza. Mi ha preso tutto. Mi ha salvata dalla felicità”. Mentre Clitennestra si aggira “nella notte alla ricerca della giustizia”.

“Il mio teatro -spiega Torzillo, ex allievo della Solot- strizza un po’ l’occhio al mondo di Luca Ronconi e Carmelo Bene. Il ritornello inserito è preso dal Terzo Fuochista della Tosca, poi ci sono canti indonesiani e musiche greche. Ho frequentato l’Accademia d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico” e lavoro con Gabriele Lavia. Il messaggio? Non sempre amando, riceviamo la giusta ricompensa, ma spesso si può essere puniti e scontare un pena eterna per avere amato troppo”. Quello che i tre personaggi grideranno alla fine del viaggio: “Paghiamo per non essere riusciti a rimanere soli. Ma si può uccidere un morto?”.



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