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Direttore Antonio Esposito

La Cantata di Peppe Barra, Gesł Bambino e il fratello napoletano - Il sogno di Razzullo e Sarchiapone: "Tutte le mamme in Paradiso"
 

mer 20-12-2023 17:03 n.396, a.e.

La Cantata di Peppe Barra, Gesł Bambino e il fratello napoletano

Il sogno di Razzullo e Sarchiapone: "Tutte le mamme in Paradiso"


Il bambino che nasce a Betlemme al freddo e al gelo, ha un altro fratello a Napoli, che racconta la sua storia di povertà. “Quann’io nascette ninno ‘a cuorpo a mamma a Napule nascette muorto ‘e famma”. Comincia così “La cantata dei pastori”, andata in scena al Teatro Comunale di Benevento per la rassegna invernale di “Città Spettacolo”. A dargli voce sono Peppe Barra (Razzullo) e Lalla Esposito (Sarchiapone), che concludono così: “Ma senza renare a nott’ e Natale me fummo ‘na pippa e me vaco a cuccà”.

Lo spettacolo sull’attesa della natività prende subito corpo, tra atmosfere misteriose e magiche. La scena si popola di personaggi strani, mostri, diavoli, che sembrano ostacolare il viaggio di Maria e Giuseppe verso la grotta, dove è prevista la nascita di Gesù. Sulla stessa strada, tra boschi e montagne, s’incontrano Razzullo e Sarchiapone. Il primo fa lo scrivano ed è sempre affamato, il secondo è un barbiere assassino. Vengono da Palepoli, l’antica Napoli, si rimbeccano, si offendono, si rinfacciano la loro bruttezza con scurrilità.

Nell’aria si diffonde il suono delle ciaramelle e delle zampogne. Sul loro cammino  incontrano pescatori e pastori, ma anche gente cattiva, pronta a sfruttarli. Desiderano solo un tozzo di pane da mettere sotti i denti, perché “’a cchiù brutta cosa è ‘a famma”. Sullo sfondo ogni tanto appaiono la Madonna e San Giuseppe, che veleggiano finanche su una barca, alla ricerca di quell’ospitalità, che nessuno è disposto ad offrire. Non resta che una grotta per partorire. La scenografia è un “presepe in movimento”.

Il viaggio è accompagnato dalla musica dal vivo, eseguita da Antonio Ottaviano al pianoforte, Agostino Oliviero al violino, Giuseppe Di Colandrea al clarinetto e da Pasquale Benincasa alle percussioni, coi quali Peppe Barra dà vita a divertenti siparietti. “Quanti strumenti -dirà- uno più strumento di un altro. Maestro dov’è la bacchetta? Dobbiamo venire a Napoli per vederla”. Si conferma ancora una volta la padronanza scenica di Barra. Rinvigorita dall’affiatamento con Lalla Esposito, che si distingue per le doti canore.

Quest’opera, scritta dalla abate Andrea Perrucci nel 1698, è diventata un classico delle feste natalizie. Col tema della fame, c’è quello della pace e dell’amore materno. Bello il momento in cui Razzullo e Sarchiapone fanno il gioco sull’Aldilà, per dichiarare che “tutte le mamme vanno in Paradiso”. Questo il messaggio finale: “Destatevi, sorgete, di dormire non è tempo. Ite in Betlemme, è nato l’infante che darà pace al mondo”. Si cantano i versi di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori. “Quando nascette Ninno a Betlemme era notte e pareva miezo juorno…no ‘nc’erano nemmice pe la terra, la pecora pasceva cu ‘o lione”.

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