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Direttore Antonio Esposito

Quei due Papi umani e "peccatori" al Teatro Comunale - Ratzinger a Jeorge Bergoglio: "Dacci una Chiesa da amare"
 

dom 04-02-2024 21:42 n.416, a.e.

Quei due Papi umani e "peccatori" al Teatro Comunale

Ratzinger a Jeorge Bergoglio: "Dacci una Chiesa da amare"


“Dacci la chiesa del Terzo Millennio, dacci una chiesa da amare. Qui ci vuole uno come te”. Con questo auspicio quasi profetico, Joseph Ratzinger si rivolge a Jeorge Bergoglio, nel confronto immaginario, che avviene nella Cappella Sistina davanti al Giudizio Universale, il grande di affresco di Michelangelo. Questa è forse la scena più emblematica dello spettacolo “I Due Papi”, portato in scena da Giorgio Colangeli e Mariano Rigillo al Teatro Comunale di Benevento, con la regia di Giancarlo Nicoletti.

Un giorno, il "freddo" Ratzinger confida a suor Brigitta che si sente inadeguato ad affrontare i problemi scottanti venuti a galla nella chiesa. Vorrebbe dare le dimissioni e per questo convoca a Roma Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires, che, dal canto suo,  aspetta da tempo di essere autorizzato a lasciare l’alto incarico, per tornare a lavorare nei quartieri poveri, nei cosiddetti barrios, accanto agli ultimi della terra, come faceva da semplice sacerdote. L’incontro si svolge nei Giardini Vaticani.

La chiamata di Bergoglio a Roma diventa per entrambi l’occasione per una confessione intimistica e sincera. I due papi espongono le diverse visioni del ruolo della chiesa, parlano delle esperienze vissute, di fidanzate e di musica, delle nazionali di calcio, si sentono umani e peccatori. “Il sacerdote è come un’antenna -dice Bergoglio- e questa qualche volta è difettosa. Come è capitato a me con la dittatura di Videla e con la tragedia dei Desaparacidos, quando ho pensato solo a salvare la comunità dei Gesuiti”.

Le cose da cambiare nella chiesa sono tante. Bisognava aprire gli occhi, ad esempio, sulla lobby gay e sui preti pedofili. La riflessione di Papa Benedetto XVI è pacata. L’attore Giorgio Colangeli interpreta con maestria ed ironia le sue angosce. Il dialogo si fa sempre più avvincente. Nei panni di Bergoglio c’è Mariano Rigillo, che riesce a dare dolcezza e durezza alla sua figura. “Non mi riconosco più in questa chiesa narcisista -osserva il futuro Papa Francesco- fino al IV Secolo non si parlava di angeli, poi sono spuntati dovunque come piccioni. Dov’era Cristo nei giorni della dittatura in Argentina?”.

Lo scontro è come una “resurrezione”, la successione tra i due è quasi naturale, perché hanno aperto i loro cuori al futuro. Le due suore, interpretate con garbo e scioltezza da Anna Teresa Rossini e  Ira Fronten, rappresentano il popolo. Il testo è di Anthony McCarten, che ne ha fatto anche un film. Nell’armonia ritrovata, Bergoglio invita Ratzinger a ballare il tango, ricordandogli che “il peccato non è una macchia, ma una ferita”. Quell'uomo, “venuto dalla fine del mondo”, sale sul trono di Pietro, concludendo tra gli applausi una delle commedie più interessanti della rassegna teatrale beneventana.

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