Attualità     Politica     Cultura    Reportage     Opinioni    Chi siamo    Contatti    Credits     

Direttore Antonio Esposito

Le lotte delle donne del Sannio, da Pina a Loredana, da Anita a Titti - L'impegno della Cgil: "Torniamo in piazza ad ascoltare la gente"
 

mer 17-04-2024 21:08 n.445, a.e.

Le lotte delle donne del Sannio, da Pina a Loredana, da Anita a Titti

L'impegno della Cgil: "Torniamo in piazza ad ascoltare la gente"


C’è Marilena che lotta contro le discriminazioni di genere alle Fonderie. C’è Loredana, operaia tessile, che vince la sua battaglia contro il padrone, che la voleva licenziare. C’è Pina che legge nelle case il libro sui sette fratelli Cervi, uccisi dai fascisti. Le pagine della Cgil di Benevento, a 80 anni dalla sua nascita, sono contrassegnate da tante storie di donne,  che incontrano il sindacato, si battono per la parità dei diritti, per l’emancipazione femminile, contro i pregiudizi, per cambiare il destino delle loro terre.

“Vengo da Montefalcone Valfortore e da una famiglia antifascista -racconta Pina Mansueto- mi chiamavano la pioniera, perché ero la più piccola iscritta al Pci. Per questo fui premiata da Gianni Rodari. Ho sposato Amleto Forgione, uno dei primi segretari della Cgil. Quando nel 1957 organizzammo la Marcia della Fame, la polizia ci fermò a San Marco dei Cavoti e ci prese a mazzate. Volevamo andare a Roma per protestare contro la miseria. A Benevento, in Piazza Roma, portai i fiori a Giuseppe Di Vittorio”.

L’impegno nel sindacato s’intreccia con quello nel campo della sinistra. “Il mio papà lavorava nella falegnameria Russo -spiega Anita Biondi- mia mamma faceva la ricamatrice. Gli anni del 68 li ho vissuti all’Orientale, dove ho conosciuto anche il mio compagno. Per noi non c’era separazione tra privato e politico. A Benevento ho creato l’UDI e sono stata la prima consigliere comunale comunista. Ottenemmo i consultori. La professione camminava con la militanza. Era la nostra vita”.

Il ricordo dei momenti più aspri suscita riflessioni ed emozioni, soprattutto in chi ha seguito da vicino le vertenze aziendali. “Mi trema ancora la voce -osserva Titti Covino- pensando ai licenziamenti avvenuti presso la ditta Abete, al Consorzio Agrario. Ricordo la vicenda di Marilena, che volevano mandare via solo perché donna. Con Loredana ce l’abbiamo fatta. Lei e altre ragazze contestavano una caporeparto isterica e volevano parlare col padrone, che le licenziò con queste parole:  “Prendete la giacchetta e andatevene”. Davanti al cancello mostrò una pistola. Denunciammo  e vincemmo la causa”.

Nelle memorie di Covino scorrono i nomi di dirigenti come Mario Parente e Nino Rossi, il primo giornalino chiamato “Partecipare”, l’arroganza del sindaco del suo paese, Arpaise, che a suo padre disse : “Tua figlia non lavorerà mai”. L’operaia Loredana legge la sentenza che dichiarò illegittimo il suo licenziamento alle Manifatture Sannite. “La lotta non finisce mai -avverte Mansueto- non ci viene regalato niente. Non dimentichiamo le casalinghe,  che tengono in mano l’economia”.

Dal mondo della scuola arrivano altre testimonianze. C’è Gioconda De Cicco che parla della sua esperienza di rappresentante della Cgil accanto a Nello Vitale e Fiorella Savoia. C’è Norma Pedicini, insegnante alle elementari già a 19 anni e poi preside, che ricorda quei tempi entusiasmanti. “Credevamo di cambiare il mondo- sottolinea- eravamo piene di furore. Non ci avevano viste arrivare. Mi mandarono a parlare con le tabacchine. C’era un comune sentire, una solidarietà che oggi non vedo”.

C’è Mena Laudato, che è stata anche sindaco di Arpaise. “Cominciai ad insegnare al nord- racconta- poi fui trasferita a Napoli. Andavamo a prendere a casa i ragazzi di Secondigliano per portarli a scuola. Dalle braccianti della zona fui eletta delegata al congresso regionale, dove intervenne Bruno Trentin. Fu un grande onore. Contesto alla sinistra e al mio sindacato i risultati sociali e politici, ottenuti in Italia e nella nostra provincia. Cosa offriamo ai giovani?”.

Il primo coordinamento delle donne della Cgil di Benevento risale al marzo del 1980. L’attivista Mirella Bocchicchio distribuisce un documento, abbinato alla rivista “Nuovi Temi”, che contiene un elenco di 23 persone. Il titolo “Persona, prima di tutto”, è davvero emblematico.  Si leggono, tra gli altri, i cognomi Crisci, Luciano, Lepore, Maio, Covino, Pedicini. Si chiede l’impegno del sindacato su parità salariale, tutela della maternità, asili nido, sviluppo delle zone interne e qualità della vita.

“Il governo sta smantellando i diritti -rileva Nicola Ricci, segretario regionale- ci sono tante disparità da sanare”. L’incontro nel salone Di Vittorio è coordinato da Antonella Rubbo, che cita le donne con ruoli importanti, da Rosita Galdiero a Giannaserena Franzè, da Eva Viele a Chiara Beatrice a Delia Maio. “Valorizziamo le conquiste- conclude Lara Ghiglione, segretaria nazionale- i diritti acquisiti . La cultura patriarcale c’è anche nel sindacato. Ritorniamo in piazza ad ascoltare la gente”.





Categ politica, letto 559 volte
 

 
  Apri WhatsApp   Apri Tweeter