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Quando Papa Francesco parḷ di Padre Pio "bravo ragazzo" - Quello che disse a Pietrelcina e sui problemi delle Aree Interne
 

mer 23-04-2025 19:27 n.591, a.e.

Quando Papa Francesco parḷ di Padre Pio "bravo ragazzo"

Quello che disse a Pietrelcina e sui problemi delle Aree Interne


C’è un filo sottile che lega Papa Francesco al Sannio. Spicca la sua visita a Pietrelcina nel marzo del 2018. Le sue parole sono state ripercorse ieri sera nella Cattedrale di Benevento dall’Arcivescovo Felice Accrocca. “Quante volte ci ha detto, “date una testimonianza gioiosa di Cristianesimo, non triste”, ci ha insegnato che i “poveri sono carne di Cristo”, ha combattuto la “cultura dello scarto”, e i benpensanti, i cattoliconi si scandalizzavano, faticavano a digerire questi discorsi. Ma lui partiva dal Vangelo”.

Quando parlò alla comunità pietrelcinese si concentrò sulla vita di Padre Pio, sul futuro dei giovani e sull’importanza degli anziani. Ma rivolse soprattutto un invito alla concordia. “Il vostro santo -osservò- amava la chiesa con i suoi figli peccatori. Quando nel 1911 non stava bene, tornò al suo paese per curarsi, per respirare aria buona. Come un contadino. Viveva un momento difficile. Era tormentato dal demonio e dai brutti fantasmi. Per questo si affidò alle braccia di Gesù. Che bravo ragazzo questo”.

Nel suo breve discorso puntò l’attenzione sulle sofferenze più marcate dei nostri territori. “Qui -disse- il vero problema è la migrazione dei giovani, costretti a recarsi altrove per cercare lavoro. Ma non emarginate i vecchi, che sono un tesoro, sono la saggezza di un paese. Mi piacerebbe che si desse un Premio Nobel agli anziani, che danno memoria all’umanità. Non spendete il vostro tempo a litigare tra voi. Questo non fa crescere, né camminare, Che ci sia, invece, pace e comunione tra voi”.

La sua riflessione sulle zone interne è stata costante. Come dimostra l’intervento fatto nell’incontro con i sindaci dei piccoli comuni italiani, tra cui Zaccaria Spina di Ginestra degli Schiavoni. “Le condizioni di marginalità che vivono questi territori -rilevò-  sono un esempio della cultura dello scarto: tutto ciò che non serve al profitto viene scartato. Ma qui c’è la maggior parte del patrimonio naturale. Con lo spopolamento i territori diventano più fragili. Il grido della terra è come quello dei poveri. Tutto è connesso”.

Quante volte Papa Francesco ha ripetuto che la guerra è “una follia, una sconfitta”, "costruiamo ponti, non alziamo muri”. Quante volte ha sferzato i fabbricanti di armi. La sua chiesa era universale. Nella sua Buenos Aires aveva conosciuto gli sfruttati. “Ci sono ancora troppi morti sui luoghi di lavoro -denunciò nell’incontro coi sindacati- ogni morte sul lavoro è una sconfitta per l’intera società. Dovete far rumore, per dare voce a chi non ha voce”. “Anche questo -osserva Vincenzo Delli Veneri della Cgil- era Francesco”.

Per la sua successione è partito il Toto Papa. Tra quelli che dovranno scegliere c’è don Mimmo Battaglia, ex vescovo di Cerreto Sannita ed oggi capo della chiesa napoletana. Fu nominato cardinale proprio da Papa Francesco il 7 dicembre scorso, lo stesso giorno in cui diventò porporato anche Francis Leo da Toronto, figlio di emigranti italiani. “La mamma -scrive “Il Caudino”-  è originaria di San Martino Valle Caudina”.

“Il magistero di Francesco -conclude Accrocca- ha tre cardini: l’amore per i poveri, l’annuncio della pace, il rapporto col creato. Non si potrà tornare indietro. La gente a Francesco gli ha voluto bene davvero, credenti e non credenti, perché era un uomo col quale si poteva parlare”.



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