 “Quando il cadavere di Maria Penna fu trovato, indossava una veste di colore rosa marrone intrisa di sangue. I colpi con cui era stata uccisa furono sette, esplosi da una mitragliatrice a bruciapelo sulla sua faccia”. Con le fredde parole del suo ritrovamento comincia lo spettacolo “Maria Penna - Donne e Uomini in Guerra”, portato in scena dalla Compagnia Stabile “Solot” al Teatro Mulino Pacifico di Benevento, per celebrare l’Ottantesimo anniversario della Resistenza e della Liberazione.
La vicenda è uno dei tasselli più tragici della seconda guerra mondiale. Il racconto ci porta subito dentro la grande storia. Sullo sfondo scorrono immagini di città distrutte, i volti più noti dei martiri antifascisti, da Matteotti a Gramsci, le parole del maresciallo Badoglio che annuncia l’armistizio, che provoca sbandamento nell’esercito italiano. Nel caos si staglia la voce disperata di Michelangelo Fetto. “Perchè gli alleati scatenano l'inferno sulle nostre città? Ma allora questa maledetta guerra non è finita?”.
Con la caduta di Mussolini, in tanti maturò la necessità di organizzare la Resistenza contro i nazisti invasori.Tra questi si distinsero la partigiana beneventana Maria Penna e il marito Rocco Caraviello, trasferitisi da Torre Annunziata a Firenze, dove furono uccisi dai tedeschi dopo una spiata. Il delitto fu compiuto dalla Banda Carità, capeggiata da un altro beneventano, Pietro Koch, considerato uno dei più spietati assassini. Con Fetto, che firma anche la regia, recitano Antonio Intorcia, Assunta Maria Berruti ed Amerigo Ciervo.
Lo spettacolo mira a far conoscere il contributo di sangue di Benevento in quel tragico 1944, nel bene e nel male. Accanto a Maria Penna, brilla Francesco Pepicelli di Sant’Angelo a Cupolo, maresciallo e partigiano, ucciso alle Fosse Ardeatine. Maria e Francesco avevano solo 39 e 38 anni. Sul versante opposto, oltre a Koch, c’era anche Arturo Bocchini di San Giorgio del Sannio, capo della polizia fascista. Due facce di una stessa storia, che gli attori riescono a raccontare con incisività e semplicità.
La drammaticità degli eventi è alleggerita dalle canzoni dell’epoca, con poche note che parlano d’amore e vita. Quando Rocco saluta Maria, Antonio Intorcia intona un brano di Libero Bovio, accompagnato al pianoforte da Amerigo Ciervo. “Addio, Maria, canzona d’‘e ccanzone, luce e cumpagna ‘e tutta’‘a vita mia”. Uno dei momenti più crudi è l’incontro immaginario tra Koch (Michelangelo Fetto) e Maria Penna (Assunta Maria Berruti), che, interrogata e torturata, non rivelerà nessun nome dei suoi compagni. Lo farà per i suoi figli, ai quali lascia un messaggio di lotta per la libertà e l’uguaglianza. Per lei e tutti i caduti del fascismo e della guerra, attori e pubblico in piedi cantano "Bella Ciao".

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