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Le lotte di Giuseppe Di Vittorio per la Democrazia e i Lavoratori - Giorgio Benvenuto: "Difendiamo e attuiamo la Costituzione"
 

ven 16-05-2025 19:12 n.600, a.e.

Le lotte di Giuseppe Di Vittorio per la Democrazia e i Lavoratori

Giorgio Benvenuto: "Difendiamo e attuiamo la Costituzione"


Quel ragazzo di Cerignola aveva già da piccolo il carisma del capo, sapeva farsi ascoltare, e pur venendo da una famiglia umile, aveva una grande voglia di apprendere. Per lui la cultura era un formidabile strumento di emancipazione. Soprattutto per i contadini e gli operai. Gli ideali e le battaglie di Giuseppe Di Vittorio sono state ripercorsi in un convegno organizzato dall’Anpi di Benevento e tenutosi presso l’Università del Sannio. La sua è una figura simbolo del passaggio “Dalla Liberazione alla Costituzione”.

Quando gli morì il padre per un incidente sul lavoro, Di Vittorio aveva appena dieci anni. Per esigenze di famiglia fu mandato a guardare le pecore. Il suo spirito ribelle contro le ingiustizie si manifestò subito. Le dure condizioni di vita dei braccianti lo spinsero ad organizzarli. “Tu sei un bravo ragazzo -racconta Giorgio Benvenuto, già segretario nazionale della Uil- gli disse un giorno il padrone, “il mondo è sempre andato così e non cambierà”. “Una volta -rispose Di Vittorio- perché io mi batterò affinché non sia più così”.

Per il suo impegno fu protagonista di svolte importanti, dalla Resistenza alla Repubblica, fu segretario nazionale della Cgil e parlamentare del Partito Comunista. “Voleva l’unità dei lavoratori -osserva il sociologo Claudio Marotti, che gli ha dedicato un libro- chiese al sindaco del suo paese i locali per le scuole serali. Perché voleva combattere l’ignoranza e l’analfabetismo, che all’epoca arrivava al 97 per cento. Fu, insomma, un vero costruttore di democrazia, con una chiara visione del futuro”.

Il frutto di quelle lotte fu la Costituzione. “Credo che oggi -afferma Angelo Bosco dell'Anpi Cgil- sia necessario che tutte le forze antifasciste facciano fronte comune per difendere i valori tramandati dai partigiani, per contrastare le attuali derive populiste e sovraniste”. Per affermare ed estendere anche i diritti dei lavoratori, come viene proposto dai referendum del prossimo giugno. “Per Di Vittorio -sottolinea il rettore Gerardo Canfora- il sindacato è uno strumento di riscatto collettivo”.

La sua autonomia di pensiero non venne mai meno. “Quando ci fu l’invasione sovietica dell’Ungheria nel 1956 -fa notare Marotti- Di Vittorio scelse di stare dalla parte dei lavoratori e non dei carrarmati”. Guardava lontano. Quando parlava delle persone di colore, diceva sempre: “Hanno la pelle nera, ma il loro sangue è rosso come il nostro”. “Ricordo -conclude Benvenuto- un suo comizio in un paesino, su un palco con tante bandiere rosse al vento. Avevo otto anni. La gente era affascinata. Sta ai giovani raccogliere il suo esempio per attuare la Costituzione e battersi per la solidarietà e l’uguaglianza”.



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