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Gli amori, i sogni, le stagioni e le rose di Sergio Cammariere - "La guerra è una vecchia commedia e una farsa completa"
 

dom 25-05-2025 17:26 n.605, a.e.

Gli amori, i sogni, le stagioni e le rose di Sergio Cammariere

"La guerra è una vecchia commedia e una farsa completa"


Il cantautore si fionda sul pianoforte e annuncia che sarà un concerto di musica e poesia, parte con un brano improvvisato ed afferma: “Non chiedetemi cosa ho fatto perché non lo so”. Con questa estrosa presentazione Sergio Cammariere dà il via al viaggio di “Piano solo” nel Teatro Comunale di Benevento per la rassegna organizzata dall’Accademia di Santa Sofia con l’Università e il Conservatorio. L’artista s’immerge nelle onde del mare, nel fluire delle stagioni, nella braccia della donna amata, “amica e compagna mia”.

Il percorso si arricchisce del violoncello di Giovanna Famulari e del sassofono di Daniele Tittarelli, si snoda tra il Tema di Malerba e “Non mi lasciare qui”, invoca la Stella d’Oriente che brilla nel cielo “a mostrargli ancora la strada che deve seguire", si ferma nella malinconia dei “Dieci minuti di pioggia”, riprende il volo col “Valzer di chimere” e si rallegra col ritmo jazz di “Tempo perduto”, presentato al Premio Tenco del 1997. Il cantautore si alza, guarda felice la platea e i palchi e saluta inchinandosi.

Le sue canzoni alternano dolcezza ed ironia, parlano di rose sbocciate, e poi sparse nel vento, come i petali e i giorni, sogni e delusioni, solitudine, pioggia e “nuvole malate di primavera”, ma anche di fiducia nel futuro. Arriva il momento di “Padre della notte”. “Questa canzone -fa sapere- la cantai in Vaticano quando c’era Giovanni Paolo II ed è come una preghiera per liberare il nostro cuore dalla rabbia e dal tormento”. Seguono “La Canzone dell’impossibile” e “L’amore non si spiega”. Si naviga nelle emozioni.

Il violoncello di Famulari e il sax soprano di Tittarelli aggiungono le giuste pennellate. L’artista s’infervora, è il momento di eseguire “Dalla pace del mare lontano”, che ci rivela quando “imparammo a dare un nome nuovo ai nostri sentimenti” e che ci eravamo persi “per un amore che sembrava dolce e si è scoperto amaro”. L’artista tocca corde mistiche ed intimistiche e per questo ha scelto di suonare nei teatri e negli spazi raccolti. Sprigiona una spruzzata effervescente con “Cantautore piccolino”.

Gli applausi del pubblico richiamano l’artista che torna con “Tutto quello che un uomo” e “Libero nell’aria”, un brano quanto mai attuale, dove la guerra è definita “una vecchia commedia e una farsa completa”, critica l’indifferenza “perché la pace che tutti aspettavano ancora non c’è”. La ricerca di un accordo è anche al centro della pillola culturale di Antonella Tartaglia Polcini, che parla di  “Dissonanze e armonie negoziali”, per giungere dal “contrasto al contratto” e alla “cooperazione tra le nazioni”.

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